LA VITTORIA DI PIRRO
Una vittoria di Pirro. Un referendum che, statisti a parte, sarà ricordato soltanto per i suoi inutili dati. Così dopo aver discusso sulla presunta vittoria, ci si è trovati con il mancato raggiungimento del quorum e con una situazione completamente stravolta. La sera del 18 aprile, a chiusura dei seggi, i dati dell’Abacus davano una netta vittoria dei “si” sui “no”, ma soprattutto, il raggiungimento del fatidico quorum. Con un colpo di scena, in piena notte, i dati ufficiali, quelli del Viminale, avevano ribaltato completamente tutto. Infatti, i dati finali relativi al referendum popolare sono espliciti: i “sì” hanno ottenuto il 91,5%, mentre i “no” soltanto l’8,5%, su un totale del 49,6% degli aventi diritto. Secondo questi dati, l’Italia è sostanzialmente divisa in due poiché, come in tutti i referendum, per la vittoria dei no sarebbe andato bene anche la totale assenza dalle urne. Molti leader e alcuni giornalisti hanno ritenuto pericoloso, da parte di alcuni partiti, fomentare la diserzione dalle urne perché questa situazione potrebbe ritorcersi contro di loro alle prossime elezioni siano esse Politiche, Europee o Amministrative. Questo non dovrebbe accadere, o per meglio dire, non in queste dimensioni; il “partito del non – voto” nel caso dei Referendum non rappresenta una posizione netta, per lo meno non in tutta la sua interezza, ma più specificatamente la “stanchezza” di votare referendum su temi per il quale dovrebbe essere il Parlamento ad esprimersi, tenendo presente che i suoi componenti vengono da noi eletti per rappresentarci e legiferare. Alla chiusura dei seggi, durante il dibattito dello “Speciale TG1”, quando gli unici dati da commentare erano quelli ufficiosi dell’Abacus, in cui era quasi certo il superamento del quorum, i leader del fronte referendario, Di Pietro, Fini e Veltroni, erano particolarmente “morbidi” nei confronti dei rappresentanti del “No” sostenendo la necessità di riprendere il dialogo per la realizzazione di una nuova legge elettorale e tenendo, però, sempre presente, la volontà popolare che aveva ampiamente proteso verso una legge in senso maggioritario. Intanto sorge spontanea la domanda sulla … se i promotori volevano riprendere il dialogo e modificare la legge perché chiedere il giudizio degli elettori? È indispensabile modificare l’attuale legge elettorale perché questa crea maggioranze instabili, ma dopo il fallimento della bicamerale, dopo la bocciatura, a gennaio, della bozza del Ministro per le Riforme Istituzionali Giuliano Amato e, dopo l’esito negativo del Referendum ci si pone una domanda: Chi avrà il compito di realizzare queste riforme? Ma soprattutto ci sarà qualcuno in grado di trovare un’intesa tra le varie proposte? Indipendentemente dalla prossima realizzazione della legge elettorale, l’unica cosa veramente certa è stata lo spreco di miliardi che sono serviti a realizzare questa inutile consultazione elettorale, c’è soltanto da augurarsi che, per le prossime, speriamo lontanissime, raccolte di firme, i cittadini prima di andare a firmare abbiano presente la possibilità che questi Referendum elettorali possano essere nulli e che, di conseguenza, si è inconsapevoli artefici dello spreco del denaro pubblico. F. Bellocchio .
F. Bellocchio
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