“PROGETTO CONTRO LE CENSURE”
“PROGETTO CONTRO LE CENSURE””
(La relazione di Lucca’98)
Gentilissimi signori,
non posso negare la mia soddisfazione nel vedere come un lavoro iniziato in sordina e proseguito sempre più tra adesioni, discussioni e raccolte di firme quasi fosse un crescendo rossiniano, sia arrivato ad una tappa intermedia con questa tavola rotonda, da me fortemente voluta, che risulta essere un doppio traguardo data la difficoltà, mai nascosta, di riunire in una discussione alcune delle più importanti menti del panorama fumettistico giapponese in Italia.
Innanzitutto vorrei rendervi partecipe delle numerose iniziative che ho intrapreso come ideatore e coordinatore del progetto e che ho battezzato “Contro le censure”; nome banale, ma che rispecchia in pieno le finalità e, da giornalista quale sono, non posso che renderlo quanto più comprensibile sia al pubblico che agli addetti ai lavori.
Ho capito subito che l’unico modo per uscire da questo labirinto che è il mondo dell’adattamento è quello di agire. In metafora potremmo dire che: come una pianta, il prodotto televisivo ha bisogno di essere curato; ora alcuni, come Mediaset, decidono di tagliare rami, recidere fiori e modificare la pianta con innesti ottenendo la salvezza della stessa ma tremendamente modificata; ci sono altri che decidono di tagliare alla radice e di non salvare la pianta in questione e poi ci sono altri ancora che cercando di salvare il tutto cambiano il terreno e l’ambiente esterno.
“La libertà politica non consiste nel fare ciò che si vuole. In uno Stato, cioè in una comunità governata da leggi, la libertà può consistere solo nell’essere in grado di fare ciò che si può volere, e nel non essere costretti a fare ciò che non si può volere. […] La libertà è il diritto di fare tutto ciò che è consentito dalle leggi. Se un cittadino potesse fare ciò che leggi proibiscono, non godrebbe più della sua libertà, in quanto anche gli altri avrebbero tale facoltà”.
Questo brano tratto da “Lo spirito delle leggi” di Charles Montesquieu ci mostra la strada da percorrere. La libertà degli uni deve trovare i suoi limiti nella libertà degli altri; spetta allo Stato emanare le leggi necessarie a creare un equilibrio fra le libertà di tutti i cittadini. Come afferma Montesquieu è lo Stato che deve occuparsi delle leggi che, applicate, consentono di far godere tutti i cittadini di eguale libertà: così se da una parte si devono difendere i bambini vigilando sulla fascia oraria a loro dedicata, dall’altra bisogna necessariamente costituire una fascia oraria per i programmi destinati ad un pubblico di adolescenti e giovani. Quando però si ha uno Stato bloccato dai pregiudizi di alcune morali estranee alla sua laicità, s’interviene con iniziative volte a “ricordare” agli uomini di Stato che esso è obbligato, come tutore della libertà individuale, a sostenere e promulgare leggi che evitino l’esclusione di programmi per giovani ed evitare lo sfregio costituito dall’adattamento di opere destinate ad un pubblico giovanile, ma che per la tutela dei minori, vengono stravolte e destinate ad un pubblico di bambini.
A questo proposito ho condotto una ricerca su vasta scala per verificare l’eventuale esistenza di leggi a cui le Tv possono appellarsi. Qui però c’è stata una sorpresa: a tutt’oggi non esistono delle leggi che regolamentano la messa in onda di programmi siano essi dedicati ai bambini, ai ragazzi o agli adulti; tutto è regolato a discrezione dei responsabili del palinsesto. Tutto ciò è una vergogna visto che l’Italia, come paese, è ormai vicina a entrare a pieno titolo come membro dell’Unione e quindi diventare potenza europea.
Nonostante queste sorprese sono andato avanti ed ho interpellato due esponenti della maggioranza. Per primo Mauro Paissan esponente dei Verdi e Vice presidente della commissione di vigilanza sulla Rai nonché responsabile del settore informazione del suo partito che si è mostrato leggermente interessato; poi è stata contattata Giovanna Melandri esponente del PDS e responsabile del settore informazione del suo partito che non è interessata al progetto; purtroppo per quanto riguarda Paissan, in questo inizio d’anno, è stato impegnato con l’attività della commissione di Vigilanza sulla Rai anche in conseguenza alle dimissioni del vecchio C.d.A. della Rai. Nel frattempo altri contatti con esponenti meno noti della politica sono stati o stanno per essere contattati.
È chiaro dire che ci vorrà del tempo per avere un’attenzione costante sulla nostra iniziativa anche se, ci tengo a ribadirlo, in politica ogni passo è fatto con estrema lentezza, ma risulterà essere, con il tempo, estremamente più lungo di quelli fatti con altre categorie di lavoro.
Ho provveduto a diramare un comunicato all’agenzia stampa Ansa per porre l’accento sui paragoni del cosiddetto giornalismo “sporco” che, pur di far notizia, affianca, in modo azzardato (anche se non esplicitamente), le produzioni ufficiali con i sequestri di quelle pirata e quasi sempre pornografiche.
Un altro interlocutore che non potrà aiutarci, ma che potrà essere un punto di arrivo per il nostro documento finale, sarà la fantomatica Commissione governativa in materia di minori e TV. Essa è tuttora in carica per l’elaborazione di una legge che regolamenti questa materia. Un primo, pessimo, passo è stato fatto con il codice di autoregolamentazione che si è dimostrato essere, come d’altra parte avevamo ampiamente previsto, inefficace e dannoso.
Purtroppo, oltre a questa spiacevole autoregolamentazione, c’è la sempre più crescente “fobia” della protezione dei minori, giusta, ma che viene usata come arma per appiattire i programmi televisivi e renderli pressoché uguali fino a realizzare una Tv con format clonati per telespettatori uniformati. Il pubblico che richiede programmi diversi si “dirotta”, approfittando della necessità della ricerca del “nuovo e del diverso”, verso quella che sarà la Tv del futuro, verso l’alternativa: la Tv satellitare con le sue multiofferte, la Tv via cavo che darà vita ai programmi individuali e naturalmente la pay-Tv.
Internet, con le sue molteplici risorse può essere un valido aiuto, coadiuvato però da un serio lavoro di discernimento da tutto ciò che può “distrarre” in termini istituzionali.
Le vere risorse di Internet vengono da siti che propongono testi, articoli ed elaborazioni di dati che, purtroppo, vengono ignorate dalla stampa.
Personalmente ho trovato numerosi testi che possono essere utili per un nostro futuro lavoro. Il testo più importante che ho scaricato è il “Green Paper on the protection of minors and human dignity in audiovisual and information services” varata dalla Commissione Comunicazione dell’Unione Europea e che, come per tutti i testi europei, deve essere da ispirazione per le legislazioni nazionali. Un forte trampolino, mi spiace dirlo, potrà essere la censura, prima inflitta e poi successivamente tolta, del film “Totò che visse due volte” che ha coinvolto in un’appassionata discussione il Paese; anche chi, per menefreghismo o per semplice ignoranza, era sordo alla discussione.
A questo proposito vorrei dire un’ultima cosa: la commissione che ha preso questa decisione non è preposta per decidere sui programmi che vengono trasmessi in Tv. Un’alta prova che non esiste chi vigili sul contenuto dei programmi Tv se non le commissioni interne ai canali televisivi o dai responsabili dei palinsesti dei “minori” Questa commissione che è parte del Dipartimento dello spettacolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha come suoi componenti soltanto 7 persone.
Qualcuno, spero solo provocatoriamente, ha proposto l’inserimento, nella commissione censura, di un rappresentante del comitato dei genitori. Questa sarebbe veramente la fusione di tutti i mali e provocherebbe l’assoluta distruzione del mezzo televisivo creando, a mio avviso, programmi in cui il “political correct” sarebbe la regola e l’anticonformismo l’eccezione. Ritornando alle “varie” commissioni, interne o esterne, locali o nazionali, c’è da porsi una sola domanda: è giusto che poche persone decidano cosa devono o non devono vedere milioni di italiani ?
Questa è la base del mio progetto: perché non DEVE più succedere che un film, nel nostro caso un cartone animato, sia “adattato”, tagliato, stravolto e, qualche volta non trasmesso, soltanto perché poche persone decidono per noi. I minori ? Che vengano tutelati, ma che ci sia anche la libertà per chi è adulto o adolescente, di vedere programmi a loro dedicati senza che questi siano costretti ad essere “nottambuli” o, peggio ancora, ad essere muniti di parabole, decoder o fibre ottiche.
A questo punto, dopo aver passato i primi mesi impegnati alla ricerca di coloro che avrebbero aderito a questa iniziativa, mi sento in dovere di porre le prime, ampie, basi di discussione. Quando parliamo di censura sui cartoni animati cosa intendiamo?
Quali sono gli “adattamenti” necessari affinché un’opera straniera possa essere trasmessa in Tv ? In un tempo in cui anche i doppiaggi dei film stranieri vengono messi in discussione dai registi e dai “puristi” cinefili, i responsabili delle Tv nazionali e di quelle a consorzio, ci dichiarano apertamente l’indisponibilità a togliere uno solo degli “adattamenti” perpetrati sugli Anime, talvolta arrivando anche a modificare l’opera con gravi e possibili colpe quali il poco rispetto del “copyright” dell’autore che ha dato l’autorizzazione a trasmettere un’opera diversa da quella poi effettivamente andata in onda. Ma quali sono questi “adattamenti” ?
– Taglio vero e proprio
– Rallentamento
– Zoom su un particolare dell’immagine
– Ripetizione di scene al posto di altre
– Falsi flashback
– Fermi di fotogramma
– Frasi palesemente fuori posto
– Sostituzione di nomi
– Taglio di sigle a causa di ideogrammi
Tutte queste categorie appena elencate non sono parte dell’adattamento, ma di modifiche perpetrate arbitrariamente senza il consenso dell’autore.
Come giornalista, come appassionato, ma soprattutto per la difesa del diritto dell’autore di vedere trasmessa la sua opera integralmente, mi batterò affinché questa situazione venga modificata.
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